Misericordie in Vaticano per l’evento “800 anni di carità, dalla peste al Covid”
“800 anni di carità: dalla peste al Covid-19. La storia del movimento delle Misericordie”: è il titolo dell’evento, organizzato dall’Ambasciatore d’Italia Presso la Santa Sede Pietro Sebastiani, svoltosi giovedì 21 ottobre a Palazzo Borromeo, sede dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede.
 
Con il Presidente della Confederazione, Domenico Giani, hanno partecipato il Ministro della Salute Roberto Speranza, il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, il sindaco di Firenze Dario Nardella, Laura Rossi della Misericordia di Firenze, Gianni Letta e il Cardinale  Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze.
 
Otto secoli di storia, 700 sedi diffuse in tutta Italia (e numerose altre nel mondo), 670.000 iscritti, oltre 100.000 volontari attivi: questi sono i numeri delle Misericordie Italiane, che ogni giorno con dedizione e spirito di carità aiutano il prossimo.
 
“Siamo veramente soddisfatti di aver presentato il nostro grande movimento in un luogo così importante – ha detto il Presidente delle Misericordie Domenico Giani -. Quello che stiamo vivendo è un momento particolare, possiamo dire che per le Misericordie la storia si ripete, dopo tanti secoli il nostro movimento ha affrontato nuovamente una pandemia. Il nostro obiettivo è proprio questo: rimettere la persona al centro seguendo la strada che il Vangelo ci suggerisce”.
 
"È significativo il fatto che fin dai primi tempi i confratelli della Misericordia si pensino generati da un’azione in cui la difesa della fede si connette alla promozione della carità – ha dichiarato nel suo intervento il Cardinal Giuseppe Betori -. L'opera di carità che la Misericordia promuove alle sue origini si concentra sul valore del corpo: da curare, se malato; da preservare nella dignità della sepoltura, se morto. Il gesto stesso della carità deve essere consapevolmente vissuto come un primo annuncio del Vangelo, come un contributo non secondario all’opera di evangelizzazione che i nostri tempi esigono, caratteristica di una Chiesa “in uscita”, come ama dire il Santo Padre. E di un Vangelo che non trasmette una fede generica, ma la fede nel Dio incarnato. L’esercizio della Misericordia invita a vedere nel volto del fratello il volto stesso di Cristo, da soccorrere e servire".
 
Giuseppe Bini - 26.10.2021